![Bradley Manning è un eroe trans?]()
"Sono Chelsea Manning. Sono una donna. Poiché è così che mi sento fin dall'infanzia, voglio cominciare la terapia ormonale il prima possibile. Spero che mi supporterete nella mia decisione".
Ci sono storie difficili da raccontare. Storie senza buoni e cattivi, in cui non esiste una sola verità. Sono le storie delle persone che diventano dei simboli loro malgrado. Destinate a spaccare per sempre l'opinione pubblica, a essere amate o odiate dal mondo, senza mezza misure. Una di queste persone è Bradley-Chelsea Manning.
Bradley, classe 1987, allevato come un maschio in una famiglia disastrata, con un padre ricco ma crudele e una madre disturbata, si rivela fin dalla tenera età un genio del computer. Di intelligenza superiore alla media, di aspetto gracile ed effeminato, è il besaglio preferito dai bulli nella cattolicissima Crescent, Oklahoma, e poi nel Galles, dove si trasferisce con la mamma dopo il divorzio dei genitori.
A 17 anni Bradley ritorna negli Stati Uniti e decide di arruolarsi nell'esercito, sperando così di pagarsi l'università. All'epoca vive come maschio apertamente gay, ma non è felice. Ha problemi con il padre e con la matrigna. Appena inizia il suo periodo di addestramento, nel 2007, si rende conto di non essere pronto, né fisicamente né mentalmente. Anche sotto le armi continuano gli episodi di bullismo nei suoi confronti. Già nel 2009 Bradley cerca la consulenza di un medico spiegando che si sente donna, e vuole essere operato. E' di allora la famosa foto di lui truccato, con la parrucca bionda, mostrata in aula dalla difesa.
La sua infelicità è crescente, si manifesta spesso con crisi e scoppi di rabbia, ma nonostante questo il giovane hacker viene inviato in Iraq. Servono bravi programmatori e analisti informatici e quindi non si guarda troppo per il sottile; Bradley viene coinvolto in una guerra nella quale non crede, costretto a sfiancanti turni di lavoro notturni, e obbligato a nascondere la sua identità sessuale. Gli viene dato accesso a dati e documenti top secret: e il resto è noto.
I contatti con WikiLeaks, i file trafugati e resi noti al mondo, i filmati shock delle morti "collaterali" di civili in Iraq, il trattamento riservato ai prigionieri di Guantanamo sono solo alcuni dei "segreti di stato" rivelati grazie a Manning che hanno sconvolto l'opinione pubblica di tutto il mondo.
Accusato di spionaggio e alto tradimento, liquidato in due parole anche da Obama già prima del processo ("Ha infranto la legge"), Bradley viene incarcerato per tre anni in condizioni disumane; in una cella senza finestre, senza contatti con gli altri detenuti, costretto spesso dalle guardie a stare nudo.
Come è andato a finire il processo è notizia di questi giorni: se l'accusa più grossa, quella di aver aiutato il nemico, è caduta, altre 19 imputazioni, su 22, sono state accolte; Bradley -per il quale gli accusatori avevano chiesto 60 anni- è stato condannato a 35 anni, ridotti di tre per le torture già subite, e con la possibilità di uscire in libertà vigilata dopo aver scontato un terzo della pena.
Subito dopo la sentenza, Bradley ha rilasciato una dichiarazione ufficiale rivelando al mondo di sentirsi una donna, di voler essere riconosciuto come tale.
Ha chiesto aiuto, ma le verrà negato. La prigione militare di Fort Leavenwoth in Kansas, dove sconterà la pena, è contraria a questo genere di trattamento.
La Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito che ogni prigioniero debba ricevere adeguate, ancorché essenziali, cure mediche. La decisione di cosa sia "adeguato" spetta però ai direttori dei vari istituti penitenziari, che devono seguire il parere di un medico. Nel caso dei detenuti diagnosticati con GID (Gender Identity Disorders, Disturbi dell'identità sessuale), i medici hanno riconosciuto che non essere curati può condurre a depressione, auto-mutilazione, suicidio. Negare a Manning la possibilità di trasformarsi in una donna per il resto della sua vita, quindi, potrebbe costituire una violazione dell'Ottavo Emendamento, quello contro le punizioni crudeli.
Paris Lee, giornalista transgender mtf di The Guardian, ha raccontato la sua esperienza in un carcere maschile, da adolescente: costretta a reprimere la sua femminilità, si truccava di nascosto, di notte, con i gessetti che rubava durante le lezioni di disegno. Paris delinea per Bradley/Chelsea un quadro angoscioso, e si spinge a
considerare l'intera storia di Bradley (inclusa la decisione di entrare nell'esercito) come un tentativo estremo di negare la sua identità sessuale.
Eroe trans? Eroe e basta? O piuttosto, spia, traditore, criminale che come tale merita una punizione? Ma questa altro non è che l'eterna diatriba Wikileaks: chi si schiera con Manning- Assange-Snowden perché rivelando segreti di stato (americani) fanno il bene dell'umanità, e chi non vede l'utilità di tutto questo (il mondo è sempre andato avanti così e non cambierà certo oggi). Ma che dire, invece, delle continue richieste di aiuto, ignorate, del soldato Manning? Ragazzo confuso e fragile, ingenuo e benintenzionato? Quanto ha contato, nelle sue azioni, la voglia di riscatto? La voglia di giustizia, una giustizia che gli era negata, e che lui negava forse anche a se stesso?
Fonte: GAY.tv