![Borchie, cuoio e latex: il code-dressing dei gay nei videogame]()
Anche questa settimana i nostri amici di GeekQueer.com ci portano nel mondo dei videogame gay con un excursus sul code-dressing alla Cinquanta sfumature dei personaggi LGBT: pronti a tuffarvi in un mare di borchie, cuoio e latex?
Nel 1980, William Friedkin (il regista de “L’Esorcista”) girò un film sul –come veniva chiamato fin troppo spesso- “sordido” mondo gay, dei locali leather di New York alla fine degli anni settanta; “Cruising” vedeva protagonista un giovane Al Pacino che per investigare su un serial killer, vestiva i classici abiti da predatore omosessuale di quegli anni: pantaloni e gilet di pelle nera, cinghie e cappello con le borchie. Uno stereotipo che ben presto la comunità gay si appropriò per farne iconografia (basti pensare ai Village People che sugli stereotipi ci giocavano e non poco).
I videogiochi come il cinema, la letteratura, il teatro e tutte le forme d’intrattenimento, hanno registrato la cultura social-popolare rendendosi specchio di quegli anni. Borchie, cuoio e latex sono elementi che ritroviamo in numerosi caratteri gay dei più conosciuti videogiochi da sala giochi e console casalinghe.
Nel picchiaduro a scorrimento Vendetta (Konami, 1991) gli eroi di turno s’imbattevano in un personaggio chiamato genericamente “leather man” con la sua divisa d’ordinanza in pelle nera, petto villoso e una tecnica di combattimento che… bè, non era propriamente convenzionale dato che attaccava alle spalle con una bella slinguazzata sul collo e un movimento pelvico, alquanto esplicito.
Street of Rage 3 (Sega, 1994) non si discostava molto dalla medesima rappresentazione, proponendo Ash, boss di metà livello, nella variante di latex colorato, stivali dal tacco alto, autoreggenti e un alquanto muliebre atteggiamento.
Pelle e cuoio anche per il capo della polizia in Go! Go! Ackman 3 (Banpresto, 1995), riduzione videoludica del manga di Akira Toriyama, intenzionato più a concupire i due protagonisti che a disfarsene.
L’estetica leather, “dura e virile” ispirata senza tanti complimenti all’illustratore Tom of Finland [guarda le foto], è chiarissima nell’artwork di Haggar, il rissoso sindaco della Metro City di Final Fight (Capcom, 1989) che indossa calzoni di cuoio, harness e un paio di bei baffoni, proprio come i protagonisti delle pin-up del celebre disegnatore.
Gli anni son passati e il valore pregiudizievole e omofobo di queste rappresentazioni si è stemperato, diventando un interessante elementi storico, e una riproposizione di quello stereotipo che oggi risulta innocuo (passaggio da pregiudizio a iconografia).
Se avete un tablet o uno smartphone, o meglio ancora una Playstation collegata al PSNetwork, potrete giocare a un simpatico sparatutto chiamato The Flying Hamster (The Game Atelier, 2010) in cui un tenero criceto volante deve combattere contro un topino in latex con tanto di orecchino e arcobaleni letali.
Senza offesa e forse con un po’ di affettuosa nostalgia.
Di: GeekQueer.com
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Fonte: GAY.tv