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Racconti gay: A Natale io ti aspetterò

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Racconti gay: A Natale io ti aspetterò

La sera scivolava sui vicoli di una Roma oramai pronta alla notte. Le ombre si insinuavano sotto le luci dei lampioni che si allungavano diventando sempre più cupe e inquiete. Ottobre era alle porte, ma il freddo inverno sembrava aver anticipato di qualche mese.

Alcuni vicoli del centro si svuotavano lentamente e il silenzio sembrava arieggiare di muro in muro, di via in via. Musica per le mie orecchie.

Facevo il commesso per un negozio d’abbigliamento in centro e come tutte le sere, prima di andare alla fermata della metro, mi concedevo una breve passeggiata per schiarire le idee e rigenerare il cervello.

Con Claudio avevamo chiuso e mi mancava ancora. Sapevo che prima o poi sarebbe finita, perché quando alcune storie sono destinate a non durare, lo senti.

A nulla era valso sforzarsi per far sì che funzionasse, lui aveva deciso di non amarmi più, ed io che invece lo amavo dovevo lasciarlo andare.

Claudio era andato via di casa due mesi, tre giorni, otto ore, trentasei minuti e quarantuno secondi fa, dopo quattro anni, quindici giorni, tre ore, ventisei minuti e dodici secondi di vita trascorsa insieme.

Di lui mi era rimasto qualche film, due cartoline e l’accappatoio. Poi ombre e silenzi che si insinuavano continuamente nel mio stomaco.

Non l’avevo più sentito da quel “Non ti amo più. Vado via!” come se non fossi mai esistito. Mi lasciavo rodere da una voragine di sensi di colpa e domande, eppure sapevo che l’unica cosa che mi avrebbe confortato sarebbe stato il suo ricordo.

Da allora nella mia vita si susseguivano le stesse giornate, la stessa monotonia che andava a sbattere contro la mia tristezza. Apparentemente nulla cambiava, almeno fino alla sera della lettera.

Arrivai a casa, un paio d’ore dopo la chiusura e prima di rintanarmi nel mio monolocale, trovai nella cassetta della posta una lettera. Poteva essere la solita pubblicità o bolletta da pagare, ma nessun mittente e dal lato del destinatario solo il mio nome, Ruggero Musso. C’era scritto:

"Il più bello dei mari è quello che non navigammo. Il più bello dei nostri figli non è ancora cresciuto. I più belli dei nostri giorni non li abbiamo ancora vissuti. E quello che vorrei dirti di più bello non te l'ho ancora detto! Nazim Hikmet"

Rimasi sorpreso e la rilessi per tre, quattro, mille volte. D’istinto fantasticai e andai a sfiorare pensieri indicibili ma preso dalla razionalità ritornai con i piedi per terra, cercando di non farmi troppe illusioni. Il giorno dopo, ripresi la mia solita vita e nonostante fossi intenzionato a dimenticare quelle parole, la mia fantasia fu pizzicata un’altra volta da una seconda lettera:

"
Non mangia che colombe l'amore, e ciò genera sangue caldo, e il sangue caldo genera caldi pensieri e i caldi pensieri generano calde azioni, e le calde azioni sono l'amore. William Shakespeare".

La curiosità prese il sopravvento. Inizialmente pensai ad un corteggiatore, ma l’idea durò solo un breve attimo, non appena Claudio ritornò nei miei pensieri. Speravo fosse lui, anche se non aveva una tale fantasia di corteggiamento.

Il giorno seguente ne arrivò una terza:

"
Accarezzami, amore, ma come il sole che tocca la dolce fronte della luna. Alda Merini"

Poi ne seguì una quarta:

"
Buongiorno, a letto i miei pensieri sono già rivolti a te, mio amato immortale, ora lieti, ora di nuovi tristi, nell’attesa che il destino esaudisca i nostri desideri… posso vivere soltanto unito strettamente a te, non altrimenti.

Sì, ho deciso di errare lontano finché non potrò volare nelle tue braccia e sentirmi perfettamente a casa accanto a te e lasciando che la mia anima, circondata dal tuo essere, entri nel regno degli spiriti – purtroppo così deve essere – ti rassegnerai, tanto più conoscendo la mia fedeltà verso di te, nessuna altro uomo potrà mai possedere il mio cuore, mai – mai… O Dio perché dovresti allontanarmi dall’oggetto di tanto amore?

La mia vita a Vienna è ora miserevole… il tuo amore ha fatto di me il più felice e nello stesso tempo il più infelice degli uomini; alla mia età avrei bisogno di vivere in modo uniforme senza scosse ma è ciò possibile nella nostra situazione?

Angelo mio, mi dicono ora che la posta funziona tutti i giorni quindi chiudo affinché tu possa ricevere la lettera al più presto…. sii calmo, solo contemplando con serenità la nostra esistenza potremo raggiungere il nostro scopo di vivere insieme… sii calmo amami oggi, amami ieri; Quanta nostalgia, quanto rimpianto di te, di te mia vita, mio tutto… addio…. ti prego continua ad amarmi, non smentire mai il cuore fedelissimo del tuo amato

Eternamente tuo

Eternamente mio

Eternamente nostri.

Ludwig Van Beethoven

(Riproposti da Oscar il ragazzo del terzo piano) "

Oscar? L’uomo trentaseienne magro, alto, occhi azzurri, affascinante e super acculturato che insegnava all’università? Quel figo del terzo piano?

Mi aveva notato in un locale gay qualche settimana prima delle lettera, aveva chiesto in giro di me e dopo essersi accertato che fossi single, era partito all’attacco scoprendo, poi in seguito, che abitavamo a pochi passi l’uno dall’altro.

Ci incontrammo per la prima volta nel vano scale del nostro condominio, a parte l’imbarazzo e la timidezza iniziale parlammo per un paio di ore seduti sulle scale.

Furono parole, sguardi, sorrisi, carezze anche negli incontri a venire. Sembrava un esperto nel curare le mie ferite, anche se non riusciva a placare le mie paure ed io non volevo soffrire un’altra volta.

Ma l’amore si sa, ha una forza tutta sua e quando arriva, bussa al cuore e deve entrare ad ogni costo.

Tutto restò una semplice amicizia, fino al giorno di Natale. Tornavo a casa dal solito pranzo con i parenti e appena entrai nell’androne di casa, lo trovai seduto lì sulle scale, come al primo incontro che mi aspettava con in testa uno buffo cappello rosso.

“Ti aspettavo!” mi disse sorridendo.

Restai in silenzio, le parole non uscivano e la bocca era come paralizzata.

“Volevo augurarti Buon Natale di persona!” mi disse mentre si alzava e veniva verso di me.

Mi diede un bigliettino e dopo un piccolo pacchetto.

“Che fai non lo leggi?” mi riprese

Aprii il bigliettino e lessi. Mi commossi, perché il mio cuore stava aprendo le sue porte all’amore e la paura si arrendeva al destino.

Scartai il piccolo pacchetto, dentro c’era la chiave della sua porta di casa.
Lo guardai.

Mi guardò.

Ci baciammo.

Ci abbracciammo.

Fu amore.

Sono passati tre anni da quel giorno e non posso fare altro che essere grato all’amore, alla paura, al destino e a Claudio che se non mi avesse lasciato, non mi avrebbe mai dato modo d’incontrare il vero amore.

Nonostante gli anni, rileggendo quel bigliettino il cuore brilla ancora più luminoso e le lacrime di gioia mi bagnano il viso. C’era scritto:

"
Anni, mesi, giorni o ore. Qualsiasi sarà il tempo che mi è concesso per aspettarti io l’accetterò. Io ho già scelto: Voglio te. Buon Natale e di questo regalo fanne uso tutte le volte che vorrai.

Con amore! Oscar"

 

di Fausto Maci
THE DIVE WAY

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L'amore non sbaglia

 


Senza di te non voglio niente

Fonte: GAY.tv


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