
Masha Bast è una donna straordinaria. Avvocato penalista tra i più celebri in Russia, presidentessa dell'Associazione Russa Avvocati per i Diritti Umani, nella sua carriera si è occupata della difesa di persone implicate nelle più difficili e oscure accuse politiche. Solo recentemente, dopo la scarcerazione del suo ultimo assistito, Masha ha deciso che era tempo per abbracciare un progetto personale: quello di essere donna.
Un personaggio pubblico di rilievo che decide di fare coming out come transessuale in un momento come questo, in cui la Russia affronta la più grande ondata di violenza -legislativa e reale - contro la comunità LGBT: una decisione che ha scosso, scioccato e commosso l'opinione pubblica.
Settimana scorsa, in un comunicato stampa diffuso dalla sua compagna Yulia, veniva annunciato pubblicamente che Yevgeny Arkhipov avrebbe d'ora in avanti vissuto la sua vita come Masha Bast.
Masha ha invitato tutti a seguire il suo percorso -le terapie ormonali e la chirurgia - sulla sua pagina Facebook, dove posta le sue foto più recenti, tutte illuminate da un sorriso raggiante. La coppia ha inoltre deciso di lavorare per promuovere la consapevolezza della comunità transgender in Russia.
L'intervista rilasciata da Masha a The Moscow Times colpisce per la serenità, la coerenza e il coraggio.
Masha, perché fare coming out proprio adesso, e così pubblicamente, in un momento in cui le cose per la comunità LGBT in Russia vanno sempre peggio?
Principalmente per tre ragioni. La prima di ordine personale. La seconda è che tre casi importanti si sono finalmente conclusi e ho l'opportunità di pensare a me. E la terza è una forma di protesta proprio verso quello che sta succedendo in Russia. Non potevo stare seduta senza far niente.
Cosa ti ha reso transgender?
Ci sono persone che scelgono attivamente il proprio genere, e altre che evitano di chiederselo per via delle credenze religiose o altri motivi. Quelli che decidono di scegliere attivamente il proprio genere, perché ciò che sentono di essere interiormente non coincide con quello che sono all'esterno, si chiamano transgender, soprattutto quando scelgono di intraprendere un percorso che porti interno ed esterno a coincidere. Io, però, non penso mai a me stessa come "transgender". Penso a me stessa come donna. Ma mi sento parte della comunità LGBT, perché siamo una minoranza.
La legge che vieta la propaganda gay tra i minori è completamente sbagliata. Mi ricordo di quando avevo 10 anni e volevo essere una bambina, e indossavo abiti da donna. Non capivo cosa mi stesse succedendo. Era l'Unione Sovietica e non c'era la minima informazione al riguardo. (...) Avevo anche iniziato a prendere pillole ormonali per conto mio, ma mi hanno fatto male, al punto da dovere una volta chiamare un'ambulanza. Ho smesso di prenderle e per cinque, sei anni non ho più potuto prendere niente.
Io non ho mai incontrato un omosessuale nella mia infanzia e ho saputo cosa voleva dire "omosessuale" solo a 14 anni. Però sapevo già di essere una donna e mi vestivo da donna. Quindi, non è questione di "propaganda". È la natura. Questa è una legge prende di mira alcuni bambini. Una legge fascista, e basta.
Come ha reagito la gente?
Almeno un 10% di persone non vuole avere più niente a che fare con me. Tutti gli altri mi chiamano Masha. Alcune persone che ero certa mi avrebbero supportato, vista la loro visione politica, sono sparite. Altre invece, molto nazionaliste, mi hanno appoggiata.
Che consigli puoi dare ai giovani trans? Specialmente a coloro che non hanno ancora fatto coming out?
Fate coming out. Prima è, meglio è. Non abbiate paura dei vostri genitori. Non preoccupatevi della società, voi non siete un problema per la società: è un vostro diritto e se dà fastidio a qualcuno, è un loro problema. Non abbiate paura ad andare da un medico. Ci sono bravissimi dottori a Mosca e a San Pietroburgo che non vi giudicheranno.
Ci stiamo evolvendo. Non sappiamo come sarà l'umanità tra 100.000 anni, ma l'idea di "tradizionale", radicata nel Medio Evo, non ha più riscontro nella realtà. Non è questione di giusto o sbagliato. Se c'è una famiglia, dobbiamo riconoscerla. Se c'è una famiglia dello stesso sesso, dobbiamo riconoscerla. Ci sono molti tipi diversi di famiglia.
Hai qualche modello?
Non considero nessuno peggiore o migliore di me. Siamo tutti uguali. Sì, le nostre abilità possono cambiare ma questo non ci rende "migliori" o "peggiori". Anche i soldi ci danno più possibilità...
Ti consideri coraggiosa?
Non ci ho mai pensato. Coraggiosa perché ho fatto coming out? Non volevo dimostrare di essere coraggiosa. È stata una mia scelta. Sono una persona libera. Coraggio e libertà coincidono nel mio caso. Devi essere coraggioso per essere libero. Più una persona è libera, più deve essere coraggiosa.
Segui Masha sul suo vlog di YouTube e su Facebook.
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Fonte: GAY.tv